domenica 13 settembre 2009

"Mad Men". La felicità è un business.


Se credete che quella del consumismo sia una febbre dei tempi moderni allora sbagliate di grosso. Se pensate che i pubblicitari di oggi siano persone disoneste e prive di scrupoli, guardate cosa accadeva 50 anni fa.
Siamo a Manhattan, negli anni 60. Qui si crea il mondo di oggi.
Proprio mentre si fanno avanti le prime ipotesi sui danni del tabacco, qui si cerca uno slogan d'effetto per le Lucky Strike e si spingono le persone a prendere l'aereo proprio negli anni in cui si iniziavano a diffondere notizie sulle morti dovute ai primi incidenti ad alta quota.
Si crea il mito di JFK e con gli occhi di segretarie, mogli frustrate, donne in carriera, gay omofobici, assistiamo alla morte di Marylin, ai cambiamenti dei costumi, della morale, della moda.
Un telefilm girato talmente bene, secondo Newsweek, che si potrebbe benissimo guardarlo senz'audio.
Un telefilm iper-elogiato dalla critica, che mette a nudo il cinismo, la malizia e la corruzione che si nascondono dietro la società borghese perbenista, che oggi come allora applaude Noemi come una star e si scandalizza per un wurstel in prima serata.
Del resto, "Non importa chi sei, cosa vuoi, quali sono i tuoi valori. L’unica cosa che conta è come lo vendi."

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