domenica 18 ottobre 2009

Melissa P.

Nel 2005 arrivava sugli schermi italiani un film destinato ad avere successo non tanto per i meriti intrinseci quanto per la fama che il titolo altisonante portava con sè.
Si tratta di Melissa P., film tratto dal libro "Cento colpi di spazzola", di una giovanissima scrittirice italiana che racconta al suo diario-poi-non-tanto-segreto, la scoperta del sesso che spesso non è tutta rose e fiori come la si vuole immaginare.
Baci senza fine, morbidi, lenti, mani che scivolano piano, respiri che diventano a mano a mano più caldi mentre i due protagonisti scivolano tra lenzuola bianche più della verginità stessa, accopagnati da luci soffuse e pelle d'oca. Questa è la droga che i film d'amore propinano a generazioni di giovani che aspettano di esser pronte per il loro grande amore che le regalerà un momento da ricordare per tutta la vita.
Ma non per tutte è così.
Sempre più spesso anche la tanto romanzata "prima volta", diventa solo un gioco, un modo per raccontarsi di sè, un modo per imporsi.
Ed è così per Melissa.
Innamorata di un ragazzo che la userà solo per sesso, deciderà di utilizzare questa stessa arma per avere il controllo totale ed assoluto sugli uomini. Deciderà di usarli, così come loro hanno usato lei.
Melissa passerà per orge, giochi saffici, incontri casuali e giochi estremi, per perdersi e ritrovarsi, poi, tra le labbra di un compagno di scuola da tempo innamorato di lei.
Incentrato sul personaggio il film riesce a distaccarsi dall'etichetta di "pornografia liberalizzata", che in molti gli hanno attaccato prima ancor di vederlo. Purtroppo alcuni stereotipi (evidentemente costruiti da qualcuno che ha dimenticato cos'è l'adolescenza) impediscono alla storia di esprimere tutta la sua bellezza.
Una storia erotica e lacerante al tempo stesso. Proprio di quelle che piacciono a me.

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